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Esame preliminare del Consiglio dei Ministri su ddl elettorale
L'estratto del comunicato stampa del 24/2 su riforma Province

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"Prosegue l’azione di contenimento dei costi della burocrazia, attraverso una delle misure annunciate nei mesi scorsi: la razionalizzazione delle spese di gestione degli enti territoriali provinciali. Il disegno di legge del Governo, esaminato su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’interno, interviene sulla definizione delle nuove modalità di elezione dei Consiglieri provinciali e dei Presidenti delle Province. Al sistema elettorale attuale, basato sull’elezione diretta del Presidente e del Consiglio provinciale, si sostituisce un sistema proporzionale, fra liste concorrenti. La riforma non prevede nuovi oneri a carico della spesa pubblica. Il risparmio presunto per lo svolgimento delle elezioni è di circa 118 mila euro per lo Stato e di circa 120 mila euro per le Province.

Gli aspetti essenziali sono quattro:

1) Si riduce il numero massimo di consiglieri provinciali. Per le province con più di 700.000 abitanti saranno 16, per quelle con popolazione compresa tra i 300.000 e i 700.000 saranno 12, mentre per quelle con meno di 300.000 abitanti il numero massimo di consiglieri previsto è di 10 unità. I nuovi limiti sono stati pensati per consentire l’accesso in Consiglio di tutto l’arco di forze politiche, garantendo la rappresentatività di tutte le opinioni e la tutela delle minoranze.

2) I candidati al seggio di consigliere provinciale potranno essere solo i sindaci e i consiglieri comunali della provincia interessata. Le “elezioni di secondo grado” riducono i costi. Gli eletti, infatti, mantengono la carica di sindaco o consigliere comunale per tutta la durata del quinquennio provinciale di carica. Le elezioni, inoltre, si svolgeranno in un solo giorno (una domenica che verrà fissata con decreto dal Ministro dell’interno in una data diversa da quella del turno primaverile delle elezioni comunali).

3) Il Presidente della Provincia è eletto direttamente dal corpo elettorale composto dai Consiglieri comunali per abbinamento di lista.

4) Per preservare l’equità di genere tra gli eletti, si prevede la presenza necessaria di candidati di entrambi i sessi in ciascuna lista, nel rispetto del principio di pari opportunità.

Il testo sarà ora esaminato dalla Conferenza unificata alfine della definitiva approvazione da parte del consiglio dei Ministri".

"Oggi eletti dal popolo, domani nominati a comporre una piccola casta di consiglieri provinciali. Finalmente arriva la tanto annunciata riforma rivoluzionaria del Governo Monti sulle Province. Talmente rivoluzionaria che immagina un consiglio provinciale non eletto democraticamente, che non dovrà più rispondere ai cittadini e che, ovviamente, cambierà continuamente, ad ogni scadenza elettorale del più piccolo comune del territorio", ha affermato il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione.
A guidare il consiglio provinciale, afferma il presidente dell'Upi, "verra posto un presidente nominato, che sarà impossibilitato ad esercitare alcun ruolo di guida. Deve essere costato molto lavoro agli sherpa del Ministero dell'Interno: la montagna che produce il classico topolino. Il meccanismo che viene rappresentato oggi dalla stampa - commenta Castiglione - non fa che generare l'ingovernabilità dei territori. Prevede un ruolo molto forte del Comune capoluogo, che quindi in questa nuova Provincia assumerà un ruolo dominante di tutela degli interessi delle grandi città, a tutto danno dei territori. Il meccanismo di elezione dei consiglieri provinciali, poi, non tiene conto - o forse sì, ma non se ne preoccupa - del fatto che le scadenze elettorali dei singoli comuni delle Province non coincidono".
"L'Upi - afferma ancora il suo presidente - ha elaborato una vera proposta di riforma, che immagina un nuovo assetto istituzionale dei territori, con la nascita delle Città metropolitane, la riduzione delle Province, la conseguente riduzione degli uffici periferici dello Stato e l'eliminazione degli enti strumentali. Una riforma che produrrebbe risparmi per oltre 5 miliardi di euro. Non riusciamo davvero a capire perché, nonostante la piena collaborazione e i segnali forti che sono venuti dalle Province di affrontare il riordino complessivo delle istituzioni del nostro Paese, il Governo voglia ancora penalizzare le istituzioni elette democraticamente, lasciare intatti i privilegi, gli enti e le strutture, le burocrazie elefantiache che come costantemente apprendiamo - conclude Castiglione - sono la vera zona grigia di questo Paese".


Roma, 24 febbraio 2012