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Si é svolta l'Assemblea Generale Upl 2010 a Milano
Approvato all'unanimità il documento con le richieste Upl

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Vista la legge 191/09 (legge finanziaria 2010) e le sue modificazioni;

Vista la manovra finanziaria approvata con il decreto legge 78/10 come modificato dalla legge di conversione 122/10;

Visto il DDL 2259 recante l’individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane e la nuova Carta delle autonomie locali, approvato dalla Camera dei Deputati ed ora all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica;

Visti gli schemi dei decreti attuativi della legge delega sul federalismo fiscale in materia di definizione di federalismo demaniale, ordinamento di Roma Capitale, federalismo municipale, fabbisogni standard, fiscalità regionale e provinciale, armonizzazione dei bilanci;

Esaminato in particolare lo Schema di Decreto legislativo recante “Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”;

Considerate le proposte contenute nella relazione del Presidente dell’Upi e le proposte emerse dagli interventi degli amministratori provinciali nell’ambito dell’Assemblea generale delle Province di Catania del 18 – 20 ottobre 2010;

Visto il Disegno di Legge di stabilità per il 2011, presentato dal Governo il 15 ottobre scorso, inserito nell’ordine del giorno della Conferenza Unificata per il previsto parere, nelle sedute del 28 ottobre, del 4 e del 18 novembre scorso, nonché gli emendamenti presentati dall’Upi;

Visto il maxiemendamento presentato in Commissione Bilancio alla Camera, interamente sostitutivo del disegno di legge (n.1.500) votato nella seduta di sabato 13 novembre (testo ora all’esame dell’Aula, AC 3778 A);

Viste le proposte di legge costituzionale sulla soppressione delle Province (A.C. 1989 - on. Casini ed altri UDC -, A.C. 1990 - on. Donadi ed altri, IdV -, A.C. 2264 - on. Pisicchio – IdV) e la discussione parlamentare in Aula, inserita nel calendario mensile della Camera dei Deputati;


PREMESSO CHE

A seguito di un processo di consolidamento amministrativo e di crescita istituzionale, reso evidente dal trasferimento delle funzioni amministrative dallo Stato e dalle Regioni, le Province sono fra le istituzioni territoriali che più sono cambiate e più hanno accresciuto le loro competenze in questi anni.
Con il DDL 2259 approvato dalla Camera dei Deputati, non solo le Province non vengono eliminate, ma trovano piena legittimazione, attraverso l'individuazione di funzioni fondamentali che definisce una cornice minima di competenze comuni a tutte le Province sulla quale le leggi regionali potranno operare ulteriori arricchimenti nell’attribuzione delle funzioni amministrative.

Ora le Province, già oggetto nel passato di violente campagne denigratorie, condotte per accreditare la tesi che eliminando le Province si risparmierebbero 14 miliardi di Euro (recentemente smentita anche dal Ministro Tremonti), sono ora attese al varco dell'esame, alla Camera dei Deputati, della proposte di legge costituzionale sulla loro abolizione.

In realtà, senza le Province, le loro competenze, le nuove responsabilità, trasferite spesso senza gli adeguati finanziamenti, l’onere di progettare e gestire le strade, garantire gli investimenti per il raccordo sul territorio delle grandi opere e del sistema integrato di mobilità, costruire gli edifici scolastici e garantire la necessaria manutenzione e sicurezza, organizzare il trasporto pubblico locale extra-urbano, gestire le crisi aziendali, attuare le politiche attive del lavoro e tante altre funzioni, ricadrebbe comunque su altre Istituzioni, con minori economie di scala.

Peraltro le Province, sotto assedio dal versante istituzionale, sono anche strangolate da una situazione finanziaria estremamente precaria.

Il concorso degli Enti locali al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in sede di Unione Europea, ha ben poco le caratteristiche di un patto e non é in grado, così come concepito, di assicurare la programmazione degli interventi sul territorio, anche perché le diverse leggi finanziarie, anno dopo anno, hanno modificato le regole del patto.

Inoltre, l’attuale sistema finanziario delle Province, legato a trasferimenti statali (oltre che regionali) e a quote sui tributi afferenti gli autoveicoli (IPT e RCAuto), oltre al tributo ambientale e all’addizionale sul consumo intermedio di energia elettrica, è del tutto insufficiente, per la prevalente dipendenza dal mercato automobilistico e produttivo, che impedisce una costanza di introiti e rende aleatoria una seria programmazione di spesa;

La legge 42/2009 che ha approvato il federalismo fiscale dovrebbe in prospettiva risolvere gran parte di questi nodi finanziari, ma occorre evitare di giungere a questo fondamentale traguardo senza risorse.

Non solo, sei Province lombarde, Bergamo, Brescia, Como, Milano, Monza e Brianza e Varese, vivono sulla loro pelle un concreto esempio di federalismo fiscale alla rovescia. Oltre ad avere i trasferimenti statali di qualsiasi tipo azzerati, le citate Province, in relazione al personale ATA passato dalle Province allo Stato ma anche ai maggiori introiti derivanti dall’IPT, RC auto e addizionale sui consumi di energia elettrica, restituiscono annualmente e dunque “finanziano” lo Stato e gli altri Enti locali, per quasi centocinquanta milioni di Euro quest’anno (Bergamo, Brescia, Como, Milano, Monza e Brianza e Varese) e nei prossimi anni somme sempre in aumento;

L'Assemblea Generale UPL, pertanto,

RESPINGE

fermamente le proposte di legge costituzionale sulla soppressione delle Province inserite nel calendario della Camera dei Deputati, ritenendo che l’obiettivo della semplificazione e razionalizzazione del sistema istituzionale italiano, essenziale per il futuro del Paese, possa essere raggiunto con la revisione di tutti gli enti strumentali, i Consorzi, le Agenzie, che oggi gestiscono funzioni amministrative importanti;

CHIEDE

all’Upi di mantenere alta la pressione politica e assicurare che eventuali votazioni in aula alla Camera dei Deputati non mettano in discussione l’esistenza del livello di governo intermedio tra comuni e regioni, presente peraltro in tutti gli altri Paesi europei, sia ad assetto federale che centralista, demandando agli organismi Upl, alle Giunte e ai Consigli provinciali tutte le azioni più opportune rispetto alle forze politiche di riferimento, anche attraverso contatti diretti con i deputati legati territorialmente a ciascuna Provincia, nella convinzione che solo un’azione forte sia a livello nazionale che locale potrà sostenere il nuovo protagonismo del sistema delle Province,


RITIENE CHE

la Provincia trovi nel DDL Calderoli una corretta attuazione costituzionale, attraverso l’esplicito riconoscimento di quelle funzioni fondamentali che, attraverso i processi di decentramento degli ultimi anni, hanno definito la Provincia quale ente di governo di area vasta, che rappresenta gli interessi generali della sua comunità territoriale e ne coordina lo sviluppo locale,


CONFERMA CHE

ognuna delle Province lombarde ha una propria fondamentale ragione d’essere per territorio, numero di abitanti e di Comuni, connotazione storica e geografica, tessuto imprenditoriale e sociale;

le Province lombarde svolgono una programmazione che valorizza le caratteristiche e le specificità territoriali, coordinandosi con tutti i Comuni e le parti sociali, per un progetto di sviluppo economico locale che sia credibile, partecipato e sostenibile anche in una dimensione globale; le Province, del resto, rappresentano un livello amministrativo assolutamente indispensabile, come del resto negli altri Paesi europei (indipendentemente dalla denominazione), per le politiche di area vasta, dal momento che tutta l’organizzazione politico-istituzionale, economico-sociale e culturale, del nostro Paese è basata sui territori coincidenti con il livello provinciale;

le dodici Province lombarde hanno una dimensione adeguata per lo svolgimento dei propri compiti e funzioni, tenuto conto della popolazione e della superficie territoriale e sono esempio di istituzione ottimale intermedia tra l’entità regionale (la Lombardia supera in popolazione, superficie e prodotto lordo diversi Stati dell’Unione Europea) e i 1.546 Comuni lombardi, nonché presentano in genere positivi parametri di virtuosità sia nella spesa per il personale sia per gli interventi in conto capitale.

EVIDENZIA CHE

qualora non ci fossero le Province, ci sarebbero apparati e uffici al loro posto, con un’evidente differenza politica e democratica, sostituendo al Presidente eletto dal popolo, una struttura burocratica, che non risponde direttamente ai cittadini e avendo senza dubbio costi superiori, senza un significativo miglioramento sulla spesa pubblica;

AUSPICA

l’urgente attuazione del federalismo fiscale per una ripartizione delle risorse più equilibrata sui territori, per un maggior controllo da parte dei cittadini e per una più adeguata responsabilizzazione negli amministratori, con una perequazione sui costi standard che garantisca già sin d’ora una distribuzione delle risorse disponibili coerentemente con le funzioni assegnate e il dimensionamento di ogni Provincia;

EVIDENZIA CHE

il già segnalato crollo delle entrate finanziarie che mette fortemente a rischio il rispetto del Patto di stabilità 2010, rende impossibile il rispetto del Patto per il triennio 2011-2013, se non si interviene subito a modificare gli obiettivi stabiliti per il patto di stabilità interno, operando prioritariamente sui saldi e conseguentemente sui meccanismi e sulla tipologia del patto per il prossimo triennio;

FA INOLTRE PRESENTE CHE

la ulteriore contrazione delle entrate intervenuta nel 2010 sommata alla riduzione dei trasferimenti statali e regionali previsti e programmati per il 2011 e anni successivi, nonché l’appesantimento degli importi da restituire allo Stato da parte delle sei Province già individuate, mette a rischio la sostenibilità delle stesse funzioni fondamentali delle Province che rischiano di diventare semplici contenitori senza la possibilità di incidere nei servizi di istituto a vantaggio dei cittadini.

TUTTO CIO’ può comportare in questa fase di transizione verso l’attuazione del federalismo preoccupanti riflessi sulle attività della Provincia, tenuto conto del trend negli ultimi anni del calo delle politiche di investimento a fronte di una spesa corrente incomprimibile, da cui deriva un consolidamento della sua rigidità e un depotenziamento dei servizi ai cittadini.

Pertanto, le Province lombarde

CHIEDONO

Al Parlamento e, in particolare, al Senato della Repubblica, dove è ora in discussione, l’approvazione in tempi rapidi del disegno di legge recante “Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell’ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle Autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati” che individua le funzioni di Comuni, Province e Città metropolitane e avvia un necessario iter per approvare la nuova Carta delle autonomie locali e dare finalmente coerente attuazione alle disposizione del titolo V, parte II, della Costituzione;

al Governo, la rapida attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale, in particolare attraverso i decreti che riguardano la fiscalità delle Province, all’interno dei quali occorre prevedere:

· La copertura integrale delle funzioni fondamentali delle Province in modo che i tagli dei trasferimenti non siano considerati nella fase di trasformazione della finanza derivata in autonomia finanziaria degli enti locali.

· Il riconoscimento dell’autonomia tributaria di tutte le Province attraverso la riconduzione in capo ad esse dei tributi sul trasporto su gomma e la previsione di una compartecipazione al gettito di un grande tributo erariale;

· La compartecipazione ai tributi regionali per coprire integralmente sia le spese correnti che le spese in conto capitale delle funzioni trasferite dalle Regioni alle Province.;

· La soluzione alla mancanza di contestualità tra la soppressione dei trasferimenti statali alle Regioni, riguardanti ovviamente anche le funzioni degli enti locali, e la soppressione e la fiscalizzazione dei trasferimenti stessi agli enti locali: si deve garantire il doppio passaggio contestuale per evitare che nel 2013, non essendo più tali risorse iscritte nei bilanci regionali, non vengano fiscalizzati i trasferimenti agli enti locali;

· L’attivazione di una ulteriore compartecipazione che garantisca il livello dei trasferimenti che si andranno a sopprimere, laddove, in relazione alla procedure di attribuzione delle aliquote di compartecipazione della tassa automobilistica, il gettito non copra l’ammontare dei trasferimenti regionali erogati (sia correnti che in conto capitale);

· Il rafforzamento dell’autonomia tributaria e la semplificazione del sistema.

· L’accesso alle banche dati dei tributi provinciali, disponendo della banca dati del Pra e della Motorizzazione civile, senza dover ricorrere alle convenzioni assai onerose con l’ACI per poter gestire l’Ipt,

· L’esigenza di un meccanismo di riequilibrio per le Province che restituiscono annualmente all’erario una quota delle proprie entrate tributarie. E’ possibile a breve termine ipotizzare una moratoria delle restituzioni; ovviamente il federalismo implica a regime l’azzeramento dei trasferimenti dalle Province allo Stato;

· Una soluzione ai residui perenti agli effetti amministrativi, dei trasferimenti erariali dovuti agli enti locali dal 1999 come riconosciuto anche dalla Copaff nella relazione al Governo il 30 giugno, con un piano pluriennale di rientro con tempi definiti e soprattutto coerenti con le fase di avvio del federalismo fiscale, affinché il nuovo sistema finanziario non debba partire trascinando con sé partite finanziarie pregresse e non più giustificabili nel nuovo assetto tributario


Al Governo, le Province lombarde chiedono inoltre:

· L’attuazione dell’accordo sancito con il Governo e nella Conferenza unificata del luglio scorso per giungere alla revisione del patto di stabilità per il triennio 2011-2013, in modo da renderlo più sostenibile e equilibrato e per consentire alle Province di raggiungere i previsti obiettivi di contribuzione alla riduzione della spesa pubblica, senza penalizzare i servizi e gli investimenti essenziali per i territori, coniugando il rigore dei conti pubblici con la necessaria attività infrastrutturale e di servizio;

· La richiesta di poter ampliare al 4% (dall’attuale 0,75%), sia nel 2010 che nel 2011, la quota di residui passivi per interventi di parte capitale, per liberare risorse pari a 300 milioni di euro da immettere immediatamente nel circuito economico del Paese, utili al tessuto produttivo e sostenere le economie delle imprese;

· L’alleggerimento dei tagli operati sui trasferimenti alle Province (150 anziché 300 milioni per il 2011 e 350 anziché 500 dal 2012), per garantire risorse adeguate per l’edilizia scolastica, la viabilità provinciale, il trasporto pubblico locale, la sicurezza dei territori e lo sviluppo locale;

· L’esclusione specifica, dal patto di stabilità, delle spese per interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e messa in sicurezza dell’edilizia scolastica, nonché delle spese per interventi stradali di ripristino a seguito di eventi di calamità naturale;

· L’esclusione dal calcolo delle riduzioni delle spese di personale di quelle relative ai rinnovi contrattuali e al personale trasferito per funzioni conferite o delegate;

· Il versamento degli ecoincentivi 2003, già quantificati ed ancora presenti come residui attivi nei bilanci degli enti da oltre 7 anni;

· La revisione dell’applicazione del patto di stabilità per la Provincia di Milano, in funzione della non applicazione dello stesso alla Provincia di Monza e della Brianza, così come previsto dalla legge;

L’Assemblea Generale UPL, infine, anche in relazione alle sopra illustrate difficoltà finanziarie, nei confronti della Regione Lombardia
CHIEDE

la certezza del pagamento, entro il 31 dicembre 2010, degli importi già accertati dalle Province, con particolare riferimento a quelli per le strade trasferite che già, contrariamente alle ripetute richieste, hanno avuto sensibili riduzioni rispetto a quelli programmati nel novembre 2009 per il 2010, scongiurando il pericolo di uno slittamento al 2011;

la conferma dei trasferimenti per il 2011 in linea con quelli del 2010 (anche quelli che, pur d’importo contenuto, come per la formazione degli operatori socio-sanitari, sono essenziali per lo svolgimento delle funzioni provinciali) senza i quali il parere di Upl al Bilancio di Previsione 2011 della Regione Lombardia, in sede di Patto per lo sviluppo e di Ufficio di Presidenza della Conferenza regionale delle Autonomie il 30 novembre p.v., sarà estremamente critico;
l’urgente erogazione del finanziamento delle spese per il trasporto degli studenti disabili iscritti nella scuole medie superiori anche per gli anni successivi al 2009-2010 in modo da diventare permanente, consentendo inoltre l’utilizzo dei residui eventualmente realizzati quest’anno, per l’anno 2011;

l’urgente erogazione delle risorse del Fondo regionale per i Piani dei disabili.

Al Consiglio regionale, in particolare, l’Assemblea Upl, nell’esprimere soddisfazione per la scelta del Consiglio Direttivo di inserire nella rappresentanza del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) un esponente delle Assemblee elettive individuato nella figura del Coordinatore della Consulta UPL dei Presidenti dei Consigli provinciali,

CHIEDE

L’urgente attivazione del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) non più oltremodo rinviabile.


Documento approvato all’unanimità avendo partecipato all’Assemblea 42 componenti.

Milano, 22 novembre 2010