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Punto sulla situazione finanziaria delle Province lombarde
Difficoltà per entrate e patto di stabilità in attesa del federalismo

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L’Assemblea Generale dell’Unione Province Lombarde (UPL), svoltasi il 26 ottobre 2009 – nel riconfermare il ruolo insostituibile delle Province come Ente di area vasta e Istituzione democratica rispetto ad una struttura burocratica, che non risponde direttamente ai cittadini e ha costi superiori – ha auspicato l’urgente attuazione del federalismo fiscale per una ripartizione delle risorse più equilibrata sui territori, per un maggior controllo da parte dei cittadini e per una più adeguata responsabilizzazione negli amministratori, formulando una serie di richieste a Governo e Regione Lombardia.

L’Assemblea Congressuale dell’Unione delle Province d’Italia (UPI) si è conclusa l’11 dicembre 2009 con l’approvazione di un ordine del giorno che ribadisce la necessità di procedere ad un forte riordino istituzionale per semplificare la pubblica amministrazione - individuando le funzioni fondamentali di Comuni e Province - e all’attuazione del federalismo fiscale, assicurando la certezza delle risorse finanziarie necessarie per l’esercizio delle funzioni istituzionali, esaltando l’autonomia e la responsabilità di tutte le istituzioni costitutive della Repubblica.

Ciò premesso, occorre soffermarsi su alcune questioni di particolare interesse per le Province.


1. La Situazione finanziaria

L’UPI, come già anche l’UPL in Lombardia, ha evidenziato una serie criticità per quanto riguarda le questioni legate alla finanza provinciale, ed in particolare:

- l’insostenibilità della manovra per il 2010 e per il 2011, che assegna alle Province quali obiettivi programmatici di finanza pubblica 555 milioni euro per il 2010 e 975 milioni euro per il 2011;
- il drastico calo delle entrate tributarie delle Province (-10,74 nel raffronto con il 2008), in particolare quelle legate alle dalle tasse di iscrizione al registro automobilistico IPT (– 12%), quelle legate alle assicurazioni delle auto RCA- 12%, e quelle derivanti dall’energia (- 15%);
- la necessità di procedere ad una modifica del patto di stabilità interna, per potere utilizzare le risorse già disponibili in investimenti sul territorio.

I dati delle Province lombarde, riassunti nelle tabelle on line nella sezione "Documentazione-Documenti", confermano le difficoltà di carattere generale.

Il calo delle entrate, per il complesso delle Province lombarde, ammonta a 52,5 milioni di euro, pari al –6,6% delle entrate tributarie annue.
Altrettanto preoccupante, è il dato dei pagamenti previsti in conto capitale per complessivi 737 milioni di euro, a fronte di un volume massimo ammesso dal Patto per 343 milioni, con un differenziale di ben 394 milioni.

In realtà, già nel 2009, le Province avevano dovuto fronteggiare una situazione di partenza molto complicata, tanto che, in Lombardia, le Province di Lecco, Lodi e Sondrio avevano messo a punto un Bilancio di previsione fuori dai limiti previsti.

Dopo il rinnovo amministrativo di giugno tali Province hanno deciso di tentare di rispettare il Patto, ma il crollo delle entrate e la rigidità degli obiettivi hanno reso difficilissima l’operazione, consentendo solo a Lecco di rientrare.

Anche le altre Province lombarde hanno avuto difficoltà nel rispettare gli obiettivi fissati dal patto e hanno iniziato a rallentare i pagamenti ai fornitori, con il rischio di alimentare contenziosi e spesso trovandosi nell’assurda posizione di avere i fondi per saldare i conti ma di non poterlo fare per rispettare i vincoli del Patto.

In effetti, solo grazie ad alcune misure intervenute nel corso dell’anno, il complesso delle Province lombarde ha rispettato il Patto, in particolare:

- la modifica del Patto contenuta in forma di emendamento al DL 78/09 e approvata con Legge 102/2009, che ha sbloccato il 4% dei residui passivi;
- il patto di stabilità regionale, elaborato da Regione Lombardia congiuntamente a UPL e ANCI, che ha consentito di “caricare” sulla Regione pagamenti degli Enti locali per 40 milioni di Euro.

La situazione per il 2010 si prospetta, in questo inizio d’anno, ancor più difficile, nonostante l’impatto positivo di alcune norme contenute nella Legge Finanziaria per il 2010 (Legge n.191 del 23 dicembre 2009), in particolare:

- art. 2 comma 231, rateizzazione in venti anni delle somme ancora dovute allo Stato per maggiori entrate (art. 1, comma 12 e 13, della Legge Finanziaria per il 2003);
- art. 1 comma 40, proroga dell’attribuzione ad alcune Province (in Lombardia, Brescia, Como, Sondrio e Varese) di quote di addizionale sul consumo di energia elettrica superiore ai 200 kw (art. 1, comma 153 della Legge Finanziaria per il 2007).

Restano irrisolti, invece, i nodi che riguardano:

- la modifica al patto di stabilità interno, allentandone i vincoli che impediscono di investire le risorse e di programmare interventi anche agli Enti che hanno risorse in cassa;
- l’alleggerimento degli obiettivi programmatici assegnati al comparto Province per gli anni 2010 e 2011;
- modifiche normative atte a garantire alle Province certezza nella riscossione dei tributi provinciali.

Inoltre, la Legge Finanziaria, ha previsto:
- un taglio al fondo ordinario, con una riduzione per le Province di 13 milioni di euro nel triennio (1 milioni per il 2010, 5 milioni per il 2011, 7 milioni per il 2012);
- la riduzione del 20% del numero dei Consiglieri comunali (e degli Assessori comunali e provinciali), per il 2010, 2011, 2012;
- per i Comuni, la soppressione della figura del Difensore civico;
- per i Comuni, la soppressione della figura del Direttore Generale.

Nella seduta del 13 gennaio, il Governo ha varato un decreto legge per “Interventi urgenti concernenti enti locali e regioni”, il D.L. 25 gennaio 2010, n. 2, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 20 del 26 gennaio 2010 ed entrato in vigore il giorno successivo.
Le principali novità per le Province (e per i Comuni), a parte la maggiorazione del 50% rispetto al 2009 del contributo ordinario spettante alla Provincia di L’Aquila, riguardano:

- il rinvio al 2011 dell’efficacia delle disposizioni riguardanti la riduzione di consiglieri comunali e assessori, la soppressione delle figure del difensore civico e del direttore generale, l’estensione della riduzione del 20 per cento anche ai consiglieri provinciali (efficace anche in assenza del Decreto del Ministero dell’Interno che deve ridefinire i collegi elettorali);
- l’attribuzione, fino ad un importo di 30 milioni annui (triennio 2010-2012) di contributi per incentivare l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione per l’estinzione anticipata di mutui e prestiti obbligazionari, su richiesta degli Enti locali, per far fronte agli indennizzi correlati strettamente alle estinzioni anticipate negli anni 2010-2012 (la norma dovrebbe avere un impatto modesto);
- la riconferma della disciplina della compartecipazione provinciale all’Irpef (che però, come è noto, si sostanzia in una invarianza di risorse essendo questa erogata al limite dei trasferimenti erariali); l’invarianza dell’entità della riduzione del contributo ordinario di base agli enti locali e la conseguente applicazione a tutti gli enti locali in proporzione alla relativa popolazione e non solo a quelli che vanno al voto;
- l’intervento sostitutivo del Prefetto competente per Provincia in caso di inadempimenti dell’ente per l’approvazione del bilancio nei tempi previsti;
- la conferma delle modalità di erogazione dei trasferimenti erariali destinati agli enti locali.

Il testo dunque non contiene norme che espressamente modificano i contenuti della legge finanziaria 2010 in ordine al taglio dei contributi ordinari e della parte ordinamentale che riguarda le giunte provinciali e degli amministratori comunali. E’ comunque possibile che con l’avvio dell’iter parlamentare di conversione il decreto possa subire modifiche in tal senso.
A tale riguardo, si sottolinea come tale decreto rappresenti ad oggi l’unico veicolo legislativo utile per intervenire nuovamente con le richieste emendative già formulate in sede di predisposizione della Legge finanziaria per il 2010.

Rispetto alle richieste avanzate dalla citata Assemblea UPL, se alcune, come già anticipato, hanno trovato un importante riscontro, come la soluzione al problema del versamento di ingenti somme allo Stato da parte delle Province, per altre si ribadisce l’urgenza:

- l’introduzione di uno strumento che consenta di sbloccare almeno il 20% dei residui passivi, così da poter immettere risorse nel sistema economico;
- la non applicazione agli Enti locali (come richiesto da UPI e ANCI) dell'art.9 della Legge n. 102/2009, che impone ai dirigenti delle amministrazioni locali di bandire gare d'appalto solo quando vi sia la certezza di potere rispettare il termine di pagamento a 30 giorni dei fornitori, bloccando l'80% degli appalti di Comuni e Province;
- la non applicazione delle sanzioni per le Province che non hanno rispettato il patto di stabilità 2009;
- la modifica della circolare della Ragioneria Generale dello Stato 2/2009, nella parte in cui prevede di recuperare i trasferimenti già considerati nel 2007 o 2008 in quanto assegnati ma non riscossi;
- l’erogazione dei residui perenti agli effetti amministrativi dei trasferimenti erariali, dal momento che le disposizione di cui all’art. 47 comma 1 della Legge n. 449/1997 come modificate dall’art. 66 comma 1 della Legge n. 388/2000 non sono più in vigore;
- la revisione dell’applicazione del patto di stabilità per la Provincia di Milano, in funzione della non applicazione dello stesso alla Provincia di Monza e della Brianza, così come previsto dalla legge;
- l’inserimento, nel Decreto Legge per il 2010 e nelle prossime Leggi Finanziarie, di uno stanziamento fisso per il potenziamento dei Servizi per l’impiego.

In prospettiva, per arrivare quanto prima ad un’autonomia sempre maggiore nella gestione delle risorse provenienti dal nostro territorio, l’attribuzione alle Province di una percentuale dell’IVA (per esempio il 5%) nell’ambito del riordino del sistema impositivo per l’attuazione del federalismo fiscale – così come dell’IRPEF ai Comuni – potrebbe costituire la soluzione ai problemi gestionali delle Province e non andrebbe ad appesantire il Bilancio dello Stato, non incidendo in misura eccessiva sul gettito complessivo.
Ciò ad esclusivo beneficio dei cittadini lombardi ed in linea con una compiuta attuazione dei principi base del federalismo fiscale.

A Regione Lombardia, le Province lombarde, nel prendere atto con soddisfazione della realizzazione del Patto di Stabilità Territoriale come previsto dal Protocollo d'Intesa siglato nel novembre 2008 e dell’assegnazione del finanziamento delle spese per il trasporto degli studenti disabili iscritti nella scuole medie superiori per l’anno scolastico 2009-2010, chiede, rispettivamente:

- la riproposizione di un Patto di Stabilità a livello regionale anche per il 2010;
- la conferma del finanziamento delle spese per il trasporto degli studenti disabili iscritti nella scuole medie superiori anche negli anni successivi, in modo che diventi permanente;
- la conferma dei trasferimenti in conto capitale, a cominciare dai fondi per il 2010 del Programma degli interventi prioritari sulla rete viaria di interesse regionale (ex D.Lgs. 112/98) che non deve subire ridimensionamenti.


2. La Carta delle Autonomie

Il Consiglio dei Ministri del 19 novembre 2009, ha approvato in via definitiva, il disegno di legge di riforma degli organi e delle funzioni degli enti locali e la Carta delle autonomie locali. Il provvedimento deve essere ancora trasmesso alla Camera dei Deputati per l’avvio dell’iter parlamentare.
Il provvedimento deve essere armonizzato con le norme della legge finanziaria che impattano sulla composizione degli organi delle Province.


3. Il Federalismo Fiscale

Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 17 dicembre 2009, ha approvato il primo schema di decreto legislativo di attuazione del federalismo fiscale (legge n. 42 del 2009), specificatamente per la parte diretta ad attuare il cosiddetto federalismo demaniale, trasferimento cioè a regioni, comuni, province, città metropolitane di un loro patrimonio di beni.

Il decreto non individua direttamente i beni o le loro tipologie da trasferire ai diversi livelli di governo, ma rinvia ad un successivo DPCM da emanarsi previa intesa con la Conferenza Unificata.

Sembra opportuno prevedere un serio censimento dei beni per la miglior gestione del demanio e del patrimonio pubblico – escludendo solo quelli di rilevanza nazionale e funzione statale – e soprattutto evitare una riduzione dei trasferimenti erariali, perché il bene comporta benefici ma anche oneri (che dovrebbero, almeno in una prima fase, essere esclusi dal patto).

Nel contempo, l’UPI ha costituito un Gruppo di Lavoro “federato” a supporto dell'attività all'interno della Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale (Copaff), composto da un rappresentante designato da ciascuna Unione Regionale delle Province (per la Lombardia, il Vice Direttore delle Politiche Finanziarie della Provincia di Milano, Gilberto Garavaglia).

La prima riunione, svoltasi a Roma lo scorso 1° febbraio 2010 a Roma, è stata l'occasione per fare il punto sul federalismo fiscale, approfondire le linee di sviluppo dei decreti delegati previsti dalla Legge n. 42/09 e individuare modalità operative - in sinergia con i rappresentanti UPI nella Copaff - a supporto dell'avvio della fase transitoria del federalismo fiscale.

Nei prossimi giorni, UPL riunirà il 22 marzo i Ragionieri Capo delle Province lombarde, per avviare il lavoro di preparazione dei dati finanziari della Lombardia.


Milano, 8 febbraio 2010