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Il secondo giorno della colonna mobile UPL in Abruzzo
Il reportage di Emanuele Turelli dal campo di Buzzano

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Ore 7.00 di mercoledì 8 aprile, primo giorno vero al campo...

Inizio da dove ero rimasto: il tardo pomeriggio di ieri, quando, fra uno scroscio e l'altro di pioggia, il campo brulicava di uomini e donne impegnati a montare. A sera saranno 55 le tende allestite; ci stanno, più o meno dalle 8 alle 10 persone a tenda. I due maxi tendoni della Colonna Mobile sono stati posizionati proprio all'ingresso del parcheggio dove é situato il campo. Ma le operazioni di montaggio della cucina sono proseguite fino a sera inoltrata, quindi la nostra maxi struttura deve cedere all'obbligo di entrare in funzione dal giorno successivo. Nel frattempo, la tenda principale viene riscaldata con i cannoni ad aria ed ospita soccorritori e sfollati infreddoliti.

Alle 18 circa, Fausto mi si avvicina e mi invita ad andare con lui fuori dal campo. Ci spostiamo in un paesino verso l'Aquila, una delle frazioni. Stiamo fotografando i crolli quando una decina di persone si avvicina: dalla notte del sisma siamo i primi ad arrivare lì con una divisa addosso. Ci chiedono come é la situazione, se possono rientrare nelle loro case, ma soprattutto cosa li aspetta nel prossimo futuro. Ci fanno vedere anche le loro case: dentro non sono molto lesionate, ma il caos é totale. Tutto sottosopra. Da soli, per tutta la frazione, hanno allestito un autocampo nel giardino più spazioso: da due giorni dormono lì. Stiamo con loro almeno un'ora, stringiamo le loro mani, giochiamo con un bimbo che dice di essere stato coraggioso e si mette il berretto di superman. Alla fine ci salutano tutti con grande affetto, ci baciano come se gli avessimo salvato la vita. In realtà non abbiamo fatto nulla, se non guardare le loro case e stringere le loro mani.

Ritorniamo al campo per vedere la situazione e la terra ribolle violentemente un'altra volta. Noi siamo in jeep e ci butta fuori strada, accanto a noi non vediamo più nulla, soltanto polvere. Per fortuna Fausto riesce a riprendere il controllo del mezzo e tirare dritto verso il campo. Accanto a noi sono crollati degli ediici, proprio in parte a un gruppo di sfollati che stava celebrando la messa davanti ala chiesa lesionata e distrutta. Scappano tutti, una donna piange e sviene, partono i botonali delle ambulanze, scattano i ragazzi dei vigili del fuoco, si svuotano le tende del campo delle Misericordie, accanto al nostro. Solite scene, ormai, per noi che siamo in questo quadro da ormai 12 ore.
Torniamo al campo e apprendiamo che si é trattato di una scossa di 5.5 scala richter. Anche quello, per noi ormai é normale, fino al quarto grado non ci facciamo più neppure caso. Passiamo la serata e la notte con gli amici del Cb Club. Dopo due giorni, per la prima volta, alle 22.30 nel camper, mangiamo un piatto di pasta calda, e tagliamo il famoso salame che il giorno prima era alla ricerca di pane. L'ha trovato e come previsto non ne é rimasta neppure una fetta.

Prima di andare a dormire, riesco a fare un giro nella tendopoli, fra le 55 casette di tela allestite: c'é un silenzio surreale, solo qualche bimbo piange. L'umidità é altissima e il freddo pungente, ma incontriamo un uomo di mezza età che sta recandosi nella tenda assegnata. "Buona notte ragazzi" ci dice. Anche a lei, caro e si riposi che ne avete bisogno... nel camper dei ragazzi del Sebino ospitiamo anche Davide, un collega della stampa che ci ha seguito tutto il giorno. Riesco a farmi una doccia bollente ed é un sogno dopo due giorni ininterrotti di lavoro, poi ci beviamo un grappino, rigorosamente del lago d'Iseo e chiudiamo gli occhi.

A svegliare il gruppo del camper, ma anche il resto del campo, poco dopo le 6 é una forte scossa che fa ondeggiare il mezzo per almeno 10 secondi, accompagnata da un boato, che ormai per noi é riconoscibile come la voce dei nostri figli. Buongiorno Bazzano, questo é l'inizio della giornata, la seconda al campo.

Passiamo la mattinata alla ricerca di mille cose, ma concentriamo la nostra attenzione, oltre che sui rapporti con i media, anche su una necessità quanto mai urgente: distrarre i bambini presenti al campo, Lo facciamo coinvolgendo una giovane e brillante psicologa dell'ospedale da campo del Niguarda di Milano, che sta a pochi passi dalla nostra base logistica. Recuperiamo giochi da un asilo, quaderni e pennarelli da un'edicola miracolosamente aperta, dove l'edicolante un po' vende ma il più delle volte regala gli articoli e i quotidiani. Non a caso ha affisso un cartello sull'edicola, c'é scritto a caratteri cubitali "ricominciamo". Passiamo così la mattinata, fra il recupero dei giochi, le mille telefonate di gente che offre ogni tipo di servizio e bene e qualche momento in cui anche noi, che stiamo assistendo da spettatori, seppur attivi, a questa tragedia, non possiamo rimanere insensibili a tutto questo e ci facciamo coraggio a vicenda. ma é dura non bagnarsi gli occhi di lacrime quando vedi un padre che avrà sì e no la mia età e che entra piangendo con la sua bambina in braccio per portarla all'ospedale da campo. Sono scene purtroppo alle quali ci stiamo abituando.

Solo nel pomeriggio, dopo un veloce pranzo alla nostra Colonna Mobile, andiamo per un'oretta a vedere il luogo di cui tutti parlano: Onna, la frazione fantasma che sta a 500 metri dal nostro campo. All'arrivo é come entrare in un girone dell'inferno. Il paesino di 350 persone é ridotto a un cumulo di macerie, decine e decine le abitazioni crollate, non c'é più nessuno tranne le TV di mezzo mondo (compresa quella giapponese e portoghese) e i fotografi di tutte le testate. Aleggia su quelle macerie un'aria strana, non fosse altro per il fatto che, nonostante lo sforzo di tanti cinofili, da quelle pietre, quei legni, quei ferri, sono state estratte senza vita oltre 50 persone.

Ritorno al campo, recuperando ancora un po' di materiale per i bambini per consegnarlo agli amici del Niguarda. Quando arrivo noto con piacere che non hanno perso tempo: una quarantina di loro stanno giocando, colorando, scrivendo e ascoltando fiabe in una delle tende mensa del campo. Finalmente sorridono di nuovo. Loro.

Sono ormai le 19 e fra poco inizierà un'altra notte, la seconda per noi. Una collega mi ha chiesto di stimare quante ore si dorme in un campo come questo. Beh, dipende molto anche da quante scosse arrivano, ma in linea di massima dalle 2 di notte alle 5 e mezza del mattino il campo si ferma, poi riprende pian piano il suo brulicare di attività.

I nostri bresciani: oggi la Colonna Mobile ha cominciato a fare sentire la sua voce e il suo calore cucinando pollo, pasta, poi bistecche, arrivando fino ai panini per gli ultimi arrivati. Anche loro si sono arrangiati con ciò che avevano in attesa che al campo arrivassero altre provviste. I Volontari del Garda: avendo un autoscala molto alta sono stati aggregati ai Vigili del fuoco per andare a mettere in sicurezza i tetti. Il nucleo Telecomunicazioni ha coperto tutta la comunicazione del gruppone bresciano e fornito le dotazioni del camper ai tanti giornalisti che da Brescia ci stanno raggiungendo e hanno bisogno di un supporto logistico. Qualcuno di loro, inoltre, si é occupato di accogliere i carghi di vestiti, indumenti intimi, sapone, dentifricio, pannolini, carta igienica, e mille altre cose che stanno arrivano progressivamente a Bazzano. Raccolgono e distribuiscono e il magazzino tenda dove sono dislocati, non a caso, non si riempie mai, nonostante si alternino decine di mezzi da scaricare.

Stasera le attività del campo si stanno spegnendo prima di ciò che accaduto ieri, segno che ormai la strutturazione di questo luogo di accoglienza e sollievo é ormai praticamente completata. Anche noi sembriamo essere un po' più sollevati, forse perché é dalle 6 di stamattina che non sentiamo più scosse superiori al quarto grado. Per ora é tutto.


Emanuele Turelli
Ore 19.16 del 8 aprile 2009