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Report dell'arrivo in Abruzzo della colonna mobile UPL
La cronaca dalla testimonianza diretta di Emanuele Turelli

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Ore 22 di lunedì 6 aprile, giorno del sisma...

La Colonna Mobile della Provincia di Brescia si è ammassata a partire dalle 19 all’ortomercato per poi dirigersi verso l’Abruzzo alle 22, una volta raccolti anche i mezzi della protezione civile di Bergamo.

La squadra bresciana era composta da quattro mezzi ai quali é affidata la cucina che compone la Colonna Mobile, all'unità di telecomunicazioni e documentazione di Cb Club Sebino e ai Volontari del Garda. In tutto, alla volta dei luoghi colpiti dal sisma sono partiti 50 bresciani con 26 mezzi.

Lungo il percorso si sono uniti alla colonna bresciana i mezzi delle Province di Lecco, Lodi, Vigevano/Novara, Pavia, Varese e Milano. La prima sosta é stata effettuata alle ore 01 del mattino nei pressi di Modena alla stazione di servizio Pioppa. Alla ripartenza si muovevano 38 mezzi, 90 uomini di personale volontario e 4 tecnici di protezione civile, tre della Provincia e uno della comunità montana del Sebino bresciano. Si ritiene all'unanimità che il gruppone lombardo in direzione Abruzzo prenda il nome di "Colonna Mobile delle Province lombarde" in tutte le comunicazioni ufficiali che vengono gestite lungo il percorso, coordinato dalla Provincia di Brescia.

Alle 2.30 circa viene comunicato dai funzionari di Regione Lombardia che il gruppo é assegnato al campo di Monticchio e Bazzano, nei pressi di quest'ultimo a 10 chilometri dall'Aquila ma proprio in corrispondenza dell'epicentro del sisma. Prezioso anche lo scambio di notizie con il funzionario di regione Umbria, Andrea Pascucci, che é stato tecnico della Provincia di Brescia fino al 2005. Viene comunicata l'esigenza di allestire un campo che possa accogliere un minimo di 500 persone sfollate. Alle 2.45 proprio Pascucci comunica che la situazione é drammatica, che c'é appena stata una scossa di grande intensità e che la zona dove siamo destinati ha un raggio di 25 chilometri dove non esiste più alcun esercizio commerciale, supermercato, etc. Una triste realtà di desolazione che vedremo con i nostri occhi qualche ora dopo.

Alle 4.20 del mattino la colonna si ferma nuovamente per i rifornimenti: alcuni dei mezzi pesanti al seguito hanno un consumo molto elevato e un'autonomia limitata. La sosta é a Marotta Mondolfo, scortata da tre pattuglie della stradale. La polizia stradale, per tutto il percorso, sia con le pattuglie che presidiavano l'autostrada, sia con le centrali operative ha dato grande supporto alla discesa dei mezzi, basti pensare che tutte le aree di servizio dove la colonna si é fermata sono state avvisate per tempo per poter ospitare una simile quantità di autocarri di grandi dimensioni.

La terza e ultima sosta autostradale avviene alle 6.30 all''area di servizio di Chienti dove vengono riforniti tutti i mezzi compreso il maxi generatore da 100 chilowatt a seguito della colonna. Arriva infatti l'informazione che nelle zone dove siamo diretti non c'é alcuna possibilità di rifornirsi di carburante. Si riparte alle 7 ed é un'atmosfera surreale con una splendida alba che illumina le colline abruzzesi. La colonna ora parte per non più fermarsi verso il campo di Bazzano, meta confermata poco dopo la ripartenza dai funzionari regionali.
Lungo tutto il percorso, dalla partenza che ormai risale a 9 ore prima, la copertura radio é stata assicurata a tutta la colonna dall'unità radiomobile di telecomunicazioni del Cb Club Sebino. A prendermi la responsabilità e il compito di comunicare tutte le informazioni sono proprio io, che viaggio con i colleghi Fausto Pedrotti (alla guida) e Gianpaolo Viganò sul Defender che apre la colonna, mentre il camper radiomobile chiude la lunga fila di mezzi. Alle comunicazioni serie, durante tutta notte, si alternano le comunicazioni semi serie e a volte neppure quelle. Come quella del salame, pronto per essere tagliato, senza che nessuno avesse portato il pane per mangiarlo. Quelle serie sono di ben altra natura: si decide che tutti coloro che non stanno guidando debbano riposarsi per essere operativi già all'arrivo, come in effetti é stato. Si riposano solo gli autisti una volta a destinazione, ma a dire il vero, mentre io sto scrivendo questo report, anche loro sono impegnati a montare sotto la pioggia tutto il necessario per il campo.

Dopo essere passati accanto al santuario di Loreto, ed avere costeggiato a lungo i mare, riusciamo anche a sbagliare strada e a tirare dritto sull'adriatica, costringendo tutta la colonna ad un cambio di direzione. C'é da pagare l'autostrada: mandano me a parlamentare con il casellante; concordo la comunicazione di tutti i numeri di targa e il pedaggio gratuito vista la natura di solidarietà del convoglio. Ma l'operazione comporta la perdita di molto tempo: dopo ormai quasi 12 ore di viaggio anche i riflessi sembrano più lenti e la colonna spesso si disunisce per poi ricongiungersi nella sua composizione originaria. Sono le 10 e 40 quando arriviamo ad Assergi, uscita obbligata visto che l'autostrada é chiusa e proseguiamo verso l'Aquila, facendo il traforo del Gran Sasso. Il paesaggio é surreale: colline verdi accanto a noi e cime innevate appena sopra. Fa caldo, ma non caldissimo e quando il sole si copre non fa male la giacca con il pile. Scendiamo per alcuni minuti verso l'Aquila e troviamo il primo paese colpito dal sisma: Camarda.

Sono le 11 e 10 e le strade sono piene di automobili dove la gente ha passato la notte. Accanto alle auto ci sono famiglie, bambini, ragazzini che si abbracciano e piangono. Un uomo di mezza età si mette in mezzo alla strada e ferma la colonna chiedendoci dell'acqua o del latte. Noi rispondiamo gentilmente che siamo diretti a un campo specifico. Lui non si arrabbia, anzi. Ci fa un sorriso, ci ringrazia e ci augura in bocca al lupo con una dignità che stupisce tutti noi. Accanto alla strada vediamo i crolli e i numerosi edifici lesionati: ci sono ovunque vigili del fuoco, forze dell'ordine e volontari. Dieci minuti dopo arriviamo a Paganica dove la strada si fa stretta e l'accesso dei mezzi pesanti della Colonna Mobile crea qualche problema. Un giovane carabiniere si offre di gastire la viabilità del passaggio e io scendo a dargli una mano. Siamo di fronte a una chiesa che é letteralmente divisa in due da una spaccatura di oltre un metro. E' proprio sulla piazza centrale del paesino a pochi chilometri dall'Aquila. La sto guardando quando vedo la facciata venire verso di me e sento le ginocchia cedermi, poi sento urla, una ragazzina in parte a me piange disperata, alcuni si buttano a terra dall'altro lato della strada, i vigili del fuoco corrono e allontanano la gente che non ha più neppure la voce per urlare. E' stata una scossa di assestamento: 4.5 della scala richter. Riusciamo a ripartire passando a grande velocità davanti alla chiesa ormai prossima al crollo (a una distanza ritenuta di sicurezza da parte dei vigili del fuoco) e per alcuni minuti nessuno più parla alla radio.

Non parliamo neppure fra di noi: siamo arrivati nel cuore della catastrofe. Ad ogni metro che facciamo vediamo un altro edificio crollato, altra gente che si lamenta, altri che chiedono aiuto e questo, ci dicono, non é nulla rispetto all'Aquila. Finalmente alle 12 raggiungiamo Bazzano ma la scossa ha creato un caos stradale indescrivibile. Ci vorrà almeno un'ora per arrivare al campo dove stanno già lavorando le altre unità provenienti dalla nostra regione.
Il primo summit é quello di verifica delle tende per sfollati: ne abbiamo in tutto 17 di grosse dimensioni in colonna e chi le ha al seguito procede per l'immediato montaggio e allestimento.

Alle 14 invece iniziano le operazioni di allestimento della mensa e della cucina: la nostra Colonna Mobile, orgoglio di Pompegnino durante il sisma bresciano che oggi, a tutti noi, sembra davvero lontano di fronte a questa sciagura di portata enorme. Riusciamo a mangiare un panino dagli alpini valtellinesi che hanno attrezzato un modulo cucina e una tenda riparo. Arriva una famiglia con due bambini, cerca cibo e riparo. Il piccolo avrà 10 mesi, non di più e la mamma é alla ricerca di latte in polvere. Sono queste le esigenze della popolazione: qui la vita si é fermata, nel raggio di 20 chilometri non esiste nulla di attivo, tranne i soccorsi. Il tempo, ora che sono circa le 17 é definitivamente peggiorato: piove a momenti e comincia a fare freddo. Le scene che si vedono sono sempre le stesse, ormai e sono di routine. Persone che si abbracciano, che si consolano, che si incoraggiano. Mentre montiamo, sono molti gli sfollati che ci chiedono qualche informazione. Ma forse non ne hanno neppure bisogno: gli basta un sorriso, un abbraccio, un buffetto sui capelli ai loro bambini. Insomma, gli basta vedere che oltre alla terra che batte dalla viscere c'é anche un cuore che bette nel campo di Bazzano.


Emanuele Turelli
Ore 17.17 del 7 aprile 2009