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La Giornata nazionale a Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Milano
Dibattiti consiliari arricchiti da interventi di autorevoli personalità

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A Cremona tutti d’accordo i numerosi intervenuti al Consiglio provinciale aperto, dedicato al tema, che le Province non devono essere abolite, ma al contrario devono essere rafforzate nel loro ruolo di enti intermedi di area vasta, autonomi ed elettivi, attraverso una migliore e più precisa definizione delle funzioni proprie di ciascun ente che costituzionalmente fa parte dell’ordinamento dello stato, evitando sovrapposizioni, confusioni e sprechi.
Molte le personalità presenti che hanno accettato l'invito ad intervenire: la senatrice Cinzia Fontana, gli onorevoli Alberto Torazzi e Silvana Comaroli, il consigliere regionale Fortunato Pedrazzi, numerosi sindaci, i segretari generali della Cgil Massimiliano Dolci e della Uil Mino Grossi, oltre a rappresentanti del mondo economico, politico e sociale e al vicedirettore del Quotidiano "Il Giorno" Giulio Giuzzi.
In apertura dei lavori, il Presidente del Consiglio Roberto Mariani (Coordinatore della Consulta UPL dei Presidenti dei Consigli provinciali) ha ricordato le ragioni della giornata di mobilitazione indetta dall’Upi, non a caso intitolata "Giornata della partecipazione – costruiamo insieme il nuovo sistema paese", affinché sia chiaro a tutti, ha detto, che non vuole essere, e non è, una iniziativa volta a difendere semplicemente la situazione attuale dell’ordinamento dello Stato e in particolare l’esistenza delle Province così come sono oggi.
Mariani ha affermato che tutta la stagione delle riforme istituzionali, dal 1990 fino alla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, ha previsto ed anzi rafforzato le Province come enti di area vasta, autonomi ed elettivi.
Ma le Province si sono legittimate anche e soprattutto attaverso la propria attività, attraverso i servizi, gli investimenti, i compiti che hanno saputo svolgere e realizzare, assumendosi responsabilità sempre crescenti e attuando un processo di rinnovamento mantenendo e rafforzando il rapporto costante e la sinergia d’azione con il territorio, con i Comuni, con i cittadini e le forze sociali ed economiche.
Secondo Mariani proprio questo è il punto: qualcuno vuole allontanare dai cittadini i centri di decisione e di conseguenza le possibilità di controllo popolare svolto in primo luogo attraverso le elezioni, mascherando questa operazione centralistica e antidemocratica come una lotta contro i costi della politica.
Le Province vogliono rimanere Istituzioni vicine ai cittadini, sottoposte al controllo popolare, e vogliono anche essere protagoniste del cambiamento istituzionale del Paese, per costruire insieme una pubblica amministrazione più vicina, più amica, più facile da utilizzare, più partecipata. Intendono avanzare proposte a partire da se stesse, dalla riduzione possibile del numero di Consiglieri e Assessori, alla ridefinizione delle circoscrizioni e delle dimensioni delle Province a quella delle funzioni, alla abolizione di una serie di enti di secondo livello nazionali, regionali e locali, dalle Agenzie alle Comunità montane agli Ato, a determinati consorzi, ecc. Ma vogliono anche discutere dell’organizzazione parlamentare, dei Consigli regionali, di molta parte dell’organizzazione statale.
Mariani ha concluso con una provocazione, invitando le forze favorevoli all’abolizione delle Province a non presentare candidati alle prossime elezioni.
"La nostra Provincia ha molte ragioni per esistere perché è un ente che fa" é stato l'esordio del Presidente Giuseppe Torchio, che nel suo intervento ha elencato puntigliosamente e quasi con pignoleria i settori di intervento, i servizi erogati e gli investimenti effettuati, che in questi anni sono ammontati a 200 milioni di euro e spiegando anche le ragioni del costo per il personale, superiore alla media regionale: noi, ha detto, abbiamo scelto di mantenere in casa, gestendoli direttamente, alcuni servizi che altre Province hanno esternalizzato o addirittura non hanno, come la Polizia locale. Questo ha riflessi occupazionali importanti e restituisce servizi migliori e più tempestivi.
E’ stato fatto un grande lavoro, ha detto ancora Torchio, attraverso il dialogo, l’ascolto, la pazienza, la fatica della mediazione e dell’accordo: cioè con la democrazia, garantita dagli organi elettivi.
Giulio Giuzzi ha svolto alcune riflessioni da giornalista ed ha affermato che la Provincia, negli anni, da articolazione del potere centrale è diventata un ente locale di partecipazione democratica.
Sandro Gugliermetto, Consigliere provinciale del Pd, ha detto che sarebbe necessario un calcolo non quantitativo di spesa e costi, ma un calcolo metrico: misurare la distanza che separa il cittadino dai luoghi dove vengono prese le decisioni. Dove c’è più democrazia? Ha chiesto: nei luoghi vicini o lontani dai cittadini? Questo vale per i cittadini ma a maggior ragione dai piccoli e piccolissimi Comuni. Poi ha ricordato il pensiero di Einaudi, citato a sproposito, ha detto, dagli abolizionisti, perché Einaudi non voleva affatto abolire le Province, ma rafforzarle, e semmai si deve ricordare un suo famoso articolo dal titolo “Via i prefetti”.
Il decentramento e il federalismo, cioè, era radicato nel pensiero dei padri della patria e dei costituenti, come ha ricordato più tardi anche il Consigliere Walter Longhino della Lega.
Nel portare il saluto del Comune di Cremona, il Presidente del Consiglio comunale Pierluigi Rotelli ha sostenuto che “Non si può dire aboliamo le Province perché così risparmiamo: occorre individuare un’architettura istituzionale”.
L’On. Torazzi ha parlato di una campagna molto pericolosa perché diretta contro le riforme e contro il percorso che faticosamente si sta cercando di costruire insieme.
“Le Province hanno un problema" – ha aggiunto – "Hanno troppi pochi soldi. Si vuole ridurre gli sprechi? Bene, ma si cominci da dove gli sprechi esistono”. Quanto ai costi della politica, Torazzi ha detto che “La Provincia gestisce il territorio. Ha una funzione democratica e la democrazia ha un costo”.
Anche il Segretario dell’Udc Giuseppe Trespidi, il cui partito è favorevole all’abolizione delle Province, nel suo intervento, dopo aver affermato che l’abolizione era scritta nei programmi di tutti i partiti, ha tuttavia detto che si tratta di una risposta sbagliata a un problema giusto come quello di ridurre i costi della pubblica amministrazione.
L’On. Fontana ha ricordato che il programma del Pd prevedeva l’abolizione solo delle Province dove si costituiscono le città metropolitane, e che la riforma del Titolo V della Costituzione è stata fatta dal governo Prodi, per sottolineare che il federalismo è patrimonio largo e condiviso. Tuttavia, ha detto, "dobbiamo parlare dei costi della politica, del moltiplicarsi degli enti, delle sovrapposizioni di compiti. E dobbiamo ribaltare la situazione. La risposta, però, non può essere lasciata alla demagogia, alle battute, alle risposte troppo facili da dare in pasto ai cittadini. Il federalismo fiscale avrebbe dovuto procedere di pari passo con la Carta delle Autonomie, che è l’attuazione del Titolo V della Costituzione e definisce con precisione le competenze di ciascun livello istituzionale”.
Anche il Consigliere Giuseppe Fontanella di Forza Italia ha sollecitato una chiara definizione di compiti e funzioni, poiché laddove non c’è chiarezza si crea confusione e rischio di conflitti.
Sono intervenuti ancora il Sindaco di Castelleone Chiara Tomasetti e il Consigliere dei Verdi Andrea Ladina.
Poi il voto. La Lega ha presentato un emendamento, non sostanziale. Ma l’Upi aveva chiesto di votare il documento così come era stato approvato all’unanimità dal Direttivo nazionale. Così l’emendamento è stato respinto e il voto finale sull’Ordine del Giorno è stato comunque unanime.

Un'ampia e significativa partecipazione esterna si é avuta anche al Consiglio provinciale di Mantova, che ha approvato anch'esso all'unanimità l'Ordine del Giorno Upi.

A Lodi sono stati approvati all'unanimità due Ordini del Giorno in quanto, accanto a quello dell'Upi, ne é stato presentato uno specifico dall'On. Angelo Mazzola, Consigliere capogruppo di Forza Italia, che é stato poi adottato dalla Conferenza dei capigruppo e infine votato dall'intera aula consiliare.
Nel suo intervento introduttivo, il Presidente del Consiglio provinciale di Lodi Giovanni Pagani ha anzitutto chiarito "che la seduta di questa sera non è una questione di poltrone o di potere, ma piuttosto è un’assunzione di responsabilità e una testimonianza dell’utilità, del senso e dell’importanza che hanno le province nell’ordinamento e per i territori. Uno scatto di orgoglio, certo per il ruolo che ricopriamo, ma anche soprattutto un segno di rispetto verso i cittadini che ci hanno votato e di cui siamo espressione Anche questo ha sua importanza: le Province sono un’espressione della democrazia e non un organismo tecnocratico".
"Si vuol far passare l’idea sballata" - ha continuato Pagani - "che abolire le Province ridurrebbe i costi, senza considerare che sparirebbero solo gli stipendi degli amministratori, che sono ben poca cosa a fronte di quanto percepiscono i 1000 deputati e senatori e quel piccolo esercito rappresentato dai consiglieri regionali delle 20 regioni del Paese".
Pagani ha aggiunto di credere che "fatte salve le legittime perplessità sul proliferare insensato di Province", un'ipotetica abolizione non corrisponda affatto agli interessi del Paese e delle comunità locali, poiché i cittadini si identificano nella dimensione provinciale, che è la dimensione dell’identità, non una mera invenzione amministrativa, come può testimoniare con autorevolezza anche il Direttore Pallavera, che lavora per una testata che ha fatto dell’identità lodigiana il fulcro del suo esistere, radicato sull’antica diocesi di San Bassiano.
"Ma anche sotto il profilo amministrativo" - continua il Presidente Pagani - "la Provincia, quale ente intermedio tra Regione e Comune, è l’ambito ottimale per lo svolgimento di funzioni di programmazione e coordinamento su area vasta. Non a caso i grandi paesi europei, mantengono tutti, anche nel caso di un ordinamento federale (la Germania ad esempio), enti intermedi: dai dipartimenti francesi, alle contee britanniche, alle province spagnole ai Kreise tedeschi. Proprio in relazione alla struttura del sistema comunale italiano, così articolato e composito, nasce la stringente esigenza di assicurare in ogni ambito territoriale la presenza di enti che siano in grado di assicurare la promozione dello sviluppo dei territori ed erogare servizi complessi. Ma il ruolo delle Province è solo in parte collegabile all’attività sussidiaria nei confronti dei Comuni: l’ente Provincia è titolare di funzioni proprie che riguardano la pianificazione strategica del territorio e le sue infrastrutture, le sue reti".
Pagani evidenzia che le Province non hanno grandi margini di autonomia e oggi sono messe sul “banco degli imputati”, come elementi di una periferia sprecona in antagonismo ad un centro invece considerato virtuoso, in una visione distorta dei fatti; ricorda che le Province, lo attesta una studio realizzata dal Censis, muovono l’economia dei territori.
"Sono stato testimone diretto dell’operato della Provincia di Lodi fin dal suo esordio e voglio dire che per il Lodigiano l’autonomia istituzionale ha significato l’emancipazione dai rischi di marginalità rispetto al dinamismo della metropoli milanese e l’asservimento ad uno sviluppo derivante da esigenze extralocali, disordinato e di forte squilibrio della complessiva identità rurale del territorio. Qui la Provincia ha rappresentato un salto di qualità per tutto il territorio, che con l’autonomia ha scelto di essere protagonista del futuro, non smarrendo la propria identità e perseguendo una visione dello sviluppo locale in sintonia con i Comuni e con tutto il sistema locale. Il Lodigiano in 15 anni di Provincia è cresciuto, per popolazione, economia e consapevolezza e tutto questo non sarebbe successo senza la nascita e il consolidamento della Provincia di Lodi, divenuta un punto di riferimento imprescindibile per tutto il territorio".
"Quello che serve oggi non è l’abolizione delle Province, che sarebbe un pasticcio dettato dall’onda populistica, ma un disegno organico di riorganizzazione dello Stato. Il federalismo fiscale e la riforma del Codice delle autonomie locali sono l’occasione giusta per riannodare il rapporto tra cittadini e istituzione, tra politica e territori. E L’Italia non può permettersi di sprecarli, rinviando scelte non più dilazionabili", é stata la conclusione del Presidente.

Con l'altro Ordine del Giorno, il Consiglio provinciale di Lodi, premessa la gravissima crisi economica che deve essere affrontata con misure strutturali adeguate e con un’azione di riassetto istituzionale, che consenta di ridurre in modo sostanziale, ad ogni livello, i costi della politica e della spesa pubblica eliminando inefficienze, sprechi e ritardi, considera che in Europa sono 4 i livelli di governo e amministrazione, sia nei paesi a consolidata tradizione democratica e parlamentare, sia in quelli di più recente approdo democratico compresi quelli a federalismo consolidato e che ovunque l’ente intermedio di area vasta (Provincia) non solo conserva rilievo e dignità costituzionale ma gode attualmente di rinnovata vitalità. Rilevato che le funzioni esercitate attengono principalmente ai settori Welfare, Istruzione, Sviluppo Economico, Ambiente, Viabilità, Urbanistica e Cultura, il Consiglio lodigiano respinge la riproposizione in atto da fine novembre 2008 della tradizionale e ricorrente campagna per la soppressione delle Province e ribadisce che esse intendono responsabilmente partecipare a pieno titolo al fondamentale processo di riforma dello stato con proposte sia di interesse generale che specifico, non limitandosi a difendere proprie peculiarità e ruolo, ma proiettandosi verso precisi obiettivi generali (consolidare la sovranità popolare e la rappresentanza popolare, accrescere efficienza e funzionalità delle istituzioni, definire compiti e delle responsabilità dei vari enti al fine di impedire la discrezionalità spesso fonte di clientele e corruttele) e specifici (ridurre il peso e il costo della politica e del sistema istituzionale, ridurre il numero degli eletti nelle varie realtà istituzionali in primis in Parlamento e nei Consigli regionali e territoriali)

L'Ordine del Giorno dell'Upi é stato approvato anche dal Consiglio provinciale di Pavia, che ha visto la sola astensione di un solo Consigliere provinciale di Rifondazione Comunista.

Infine, con 27 voti favorevoli (la maggioranza di centrosinistra e la Lega Nord), 5 astenuti (Forza Italia) e 1 non voto (Sinistra Critica), anche il Consiglio provinciale di Milano ha approvato l’ordine del giorno dell’Upi in difesa della Province. Il Presidente dell’Assemblea, Vincenzo Ortolina, ha espresso la sua soddisfazione sia per il voto sia per il dibattito che si è svolto. “Credo – ha dichiarato Ortolina – che ci sia bisogno di qualche informazione in più sulle Province. Io, personalmente, sono contrario alla loro proliferazione e ritengo che non ne servano di nuove. Detto questo, non vi è alcun dubbio che l’ente intermedio serva, in un’ottica di chiarezza rispetto alle competenze dei Comuni e delle Regioni. Se pensiamo, per esempio, ai problemi di area vasta (come la mobilità, i trasporti, la gestione dei rifiuti), allora mi pare del tutto evidente che un coordinamento sia necessario. Muoviamoci in quest’ottica, dunque. E teniamo presente che, per Milano e il suo territorio, rimane sempre aperta la questione Area metropolitana, sulla quale è indispensabile avviare un serio confronto in consiglio provinciale prima della scadenza della legislatura”.


Milano, 2 febbraio 2009