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Compatto il Consiglio provinciale di Sondrio in difesa delle Province
Approvato l'Ordine del Giorno UPI con una sola astensione

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Il Consiglio provinciale di Sondrio é stato il primo, in Lombardia e in tutta Italia, ad esaminare l'Ordine del giorno deliberato il 18 dicembre scorso dall'Unione delle Province d'Italia (Upi) per la difesa e la valorizzazione del ruolo delle Province nell'ambito dell'ordinamento costituzionale.

Per dire basta alla campagna denigratoria lanciata da alcuni media contro le Province, «soprattutto in merito a dati falsi sull'incremento delle spese e del personale, aumenti che sono invece implicabili a trasferimenti o deleghe di funzioni da parte dello Stato e delle Regioni», l'Upi ha infatti proposto di convocare in tutta Italia i Consigli provinciali e le Province lombarde hanno aderito in blocco all'iniziativa.

Venerdì 23 gennaio, nella sala delle adunanze di Palazzo Muzio, il Consiglio provinciale ha votato compatto - soltanto il capogruppo del Pd Giacomo Tognini ha espresso un voto di astensione - a favore del documento predisposto e preparato dal Presidente del Consiglio Patrizio Del Nero, reduce dalla riunione di Mantova del 16 gennaio con i colleghi delle altre Province lombarde, che ha sancito l'adesione di tutti i Consigli provinciali alla "Giornata della partecipazione".

L'ordine del giorno parte dalla considerazione che «la campagna denigratoria contro le Province e, in generale, contro le istituzioni territoriali deriva da una volontà di conservare gli assetti di potere esistenti: si vuole il ritorno al centralismo a scapito dell'autonomia e del federalismo come modello costituzionale e istituzionale» e anche che «l'abolizione delle Province è innanzitutto un attacco alla democrazia», piuttosto che «non si comprende quale risparmio reale derivi dalla soppressione delle Province, considerato che per abolirle serve una riforma costituzionale che ha notoriamente tempi lunghi e che le loro funzioni e servizi devono comunque essere garantiti da altri enti ai quali si dovranno trasferire risorse» e ancora che «l'ingiustificata affermazione dell'inutilità delle Province costituisce un oltraggio verso il lavoro dei 61mila dipendenti che quotidianamente svolgono numerosissimi interventi e servizi fondamentali per assicurare benessere ai cittadini e sviluppo al territorio».

Tutto ciò premesso il documento lascia spazio al ragionamento sul riordino istituzionale, ritenendolo necessario per «colpire le reali inefficienze e superando enti e strutture ridondanti a livello nazionale e regionale, che non hanno una diretta legittimazione democratica e che non sono quindi responsabili nei confronti della cittadinanza».

Piuttosto che pensare all'abolizione, il documento sottolinea la necessità di «ridefinire chiaramente il ruolo delle Province, nelle funzioni di governo del territorio, di programmazione e pianificazione territoriale e su quei compiti che non possono essere svolti adeguatamente a livello comunale, e che siano ricondotte in modo organico in capo alle Province le funzioni di area vasta di diversi organismi ed enti intermedi (es. Ato acque e rifiuti, consorzi, Comunità montane, agenzie, enti strumentali, uffici delle Regioni decentrati a livello provinciale...), riconoscendo altresì la specificità delle Province interamente montane attribuendo ad esse risorse e funzioni proprie».

Un riferimento specifico anche al federalismo fiscale «che dovrà garantire alle Province, come ai Comuni e alle Regioni, la certezza delle risorse finanziarie necessarie per l'esercizio delle funzioni istituzionali, allocando la gestione dei cespiti tributari in modo appropriato e trasparente tra i diversi livelli di governo ed esaltando l'autonomia e la responsabilità di tutte le istituzioni costitutive della Repubblica».


Milano, 27 gennaio 2009