Archivio Agenda Credits Siti utili Contatti Documenti News Guida UPL Chi Siamo Home
Intervento del Presidente Bettoni al Consiglio Direttivo di Como
Rilanciare le speranze, accantonare le paure

Versione stampabile Versione Stampabile
INCONTRO UPL CON IL MINISTRO DELL’INTERNO ROBERTO MARONI
Como, 14 luglio 2008


RILANCIARE LE SPERANZE, ACCANTONARE LE PAURE
di Valerio Bettoni

Attribuisco notevole importanza all’incontro di oggi perché è urgente e necessario fare chiarezza almeno per invertire la direzione di marcia rispetto alle confuse intenzioni di abolire le Province. Troppo discredito ed incertezza ha prodotto la campagna elettorale, dove semplificazioni ed enunciati propagandistici - oggi in parte rientrati, corretti o almeno sottoposti al dibattito parlamentare – hanno comunque lasciato un pesante segno negativo sulla credibilità della “istituzione provincia”, frenando anche l’operatività e le azioni riformatrici su cui siamo fortemente impegnati almeno in Lombardia.

Preoccupato del danno di credibilità che si stava producendo già a Marzo ho inviato all’ UPL, all’ UPI e al Ministro di allora, Giuliano Amato, una riflessione sul ruolo essenziale delle Province e sulla loro validità per poter dar vita ad un federalismo che possa funzionare.
Ripropongo oggi quel documento, prendendo positivamente atto che il nuovo Ministro manifesti anch’esso la convinzione che le Province abbiano un ruolo essenziale e che dunque debbano rimanere nel nostro ordinamento istituzionale come presidio fondamentale delle Autonomie, vedendo riconosciuta ed ampliata quella “pari dignità nel governo del proprio territorio” affermata dalla Riforma del Titolo V della Costituzione.
Le Istituzioni, soprattutto quelle democratiche, nascono e si sviluppano per un miglior servizio alle comunità che le eleggono. Si affermano e crescono se sono credibili ed efficaci in questa dimensione di governabilità; ma possono anche decadere e scomparire se non concorrono a risolvere i problemi. Le istituzioni che sopravvivono, anche per secoli, sono quelle che riescono a utilizzare l’energia dei movimenti, sorti nel loro ambito, e le spinte propulsive della società per rivitalizzarsi e interpretare le esigenze di cambiamento che sono sempre stimolo allo sviluppo e alla risoluzione delle attese se a queste si da la giusta priorità e le più adeguate competenze su chi deve operare.
Il federalismo e l’Europa dei popoli e delle comunità locali sono una speranza e una ragionevole prospettiva funzionale che accompagna il bisogno di modernità, di competitività, di efficienza, di capacità di stare nella globalizzazione, di riduzione di costi e dei troppi lacci e laccioli burocratici che frenano le attese della maggioranza della popolazione lombarda.
Ma se al rilancio delle speranze continuiamo ad anteporre le paure non possiamo sorprenderci che si ritorni a guardare allo Stato Centrale piuttosto che alle Autonomie Locali come l’atteso punto di risoluzione di ogni questione. Per paura della competitività nella globalizzazione si invoca il protezionismo, per paura della “democrazia dal basso” si vuole ripristinare le Prefetture, per paura della partecipazione, del confronto pluralistico e della solidarietà tra istituzioni si torna a vecchi e nuovi centralismi, sia statali che regionali.
Le autonomie locali sono da tempo strette in logiche di neo-centralismo finanziario, in attesa di un federalismo fiscale da tutti invocato ma ancora indistinto e lontano. Se ora aggiungiamo anche la predicazione della inutilità delle Province, nella difficoltà di affrontare le questioni vere che sono la riduzione dei costi della politica e la complessità di governare situazioni differenziate con competenze differenziate, in una reale sussidiarietà di funzioni e ruoli, si rischia davvero di alimentare solo qualunquismo, ripensamenti, passi indietro nella ricerca di un miglior funzionamento del sistema costituzionale.
E’ paradossale che questo avvenga proprio nel momento in cui si dovrebbero cogliere i risultati concreti, almeno in Lombardia, della capacità che vi è stata di “fare sistema” tra istituzioni differenziate nelle rispettive competenze, “nell’alleanza delle autonomie” con il governo centrale e regionale per l’imponente disegno di modernizzazione che riguarda la Lombardia, in una intensità di opere e di interventi che non hanno pari nella storia più recente.
- Anche con la prospettiva di Expo 2015, tutti oggi colgono il grande balzo in avanti che la Lombardia si accinge a compiere con gli interventi sul Corridoio 5 trans europeo della TAV, con il rilancio del sistema autostradale ( A4, Pedemontana, Brebemi, IPB, TEM) con gli interventi che tutte le Province stanno producendo sulla viabilità di raccordo e sul trasporto pubblico, al centro di un nuovo sistema della mobilità internazionale aria-ferro-gomma che non può prescindere da Malpensa quale hub internazionale dell’Italia. Ricordo solo il ruolo avuto dalla Provincia di Bergamo nella valorizzazione di Orio al Serio, oggi quarto aeroporto italiano per traffico passeggeri e capitale del Sud Europa per i voli low cost. è il più importante impianto produttivo del nostro territorio e determina rilevanti effetti sullo sviluppo dell’economia bergamasca, come avevamo ben sperato nei momenti difficili in cui abbiamo difeso la sua centralità a servizio del territorio.
- Su tutte queste “grandi opere” di interesse europeo, nazionale, regionale, le Province hanno fatto la loro parte in maniera determinante, assicurando l’indispensabile consenso delle comunità interessate, definendo i tracciati e inserendoli nelle prospettive di sviluppo del proprio territorio, impegnando risorse dirette,pubbliche e private, nel grande disegno per rompere l’immobilismo e l’isolamento su tutti i fronti e cogliere le opportunità di crescita.
- Nella città lineare che da Torino va a Venezia, sulla grande dorsale infrastrutturale di sviluppo del Nord Italia, ogni provincia raccorda, nel consenso e nella integrazione sulla originalità di proposte locali, il proprio impegno di programmazione per lo sviluppo delle caratteristiche locali nel grande sforzo collettivo della nazione di recuperare ritardi storici e nuovo slancio nella prospettiva di una migliore integrazione europea. L’Europa di domani non può però essere costruita dalle burocrazie tecnocratiche, ma deve poter essere l’Europa dei popoli, delle regioni, delle province, laddove queste hanno dimensioni adeguate di identità e rappresentatività. Solo le Province possono garantire questa centralità di ruolo nello snodo risolutivo avviato per dare risposte ai bisogni locali nella dimensione globale delle opportunità e della competizione.
- Altrettanto decisivi sono stati gli interventi per ridare slancio economico ai vasti territori e ai distretti industriali delle Province, agendo sui diversi fattori che formano la complessiva competitività di un territorio e delle imprese che vi operano; riordino delle strutture scolastiche, raccordo imprese-università-territorio, sostegno all’innovazione tecnologica e alla formazione professionale, aggregazione dei servizi di pubblica utilità sopperendo spesso ai ritardi e agli egoismi del mercato.
- Infrastrutture, riqualificazione del sistema formativo, valorizzazione del capitale umano, adeguamento dei servizi di pubblica utilità, sono le reti locali per poter competere nel globale: sono i ritardi dell’Italia su cui le Province, in particolare quelle Lombarde, sono istituzionalmente in prima linea, impegnando in questo l’80% delle loro risorse e delle loro energie che non sono affatto improduttive anzi sono indirizzate nella maniera più efficace perché più controllate e più direttamente determinate nel perseguire i risultati attesi.
- Tra questi, un ruolo sempre più determinante hanno i servizi di pubblica utilità in una difficile congiuntura economica, dove il prezzo dell’acqua, dell’energia, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, dei moderni servizi di telecomunicazioni incidono sempre più pesantemente sulla spesa delle famiglie e sui costi delle aziende. Anche su questo fronte le Province, specialmente quelle lombarde, hanno realizzato processi aggregativi efficaci e competitivi nel raggiungimento di ambiti ottimali di esercizio, che consentano l’erogazione di servizi a prezzi corretti, anche laddove il mercato, il tanto invocato mercato non opera per mancanza di interesse e convenienza. D’altra parte assistiamo a continui richiami alle direttive comunitarie per smantellare i buoni risultati raggiunti dal solidarismo municipale lombardo a favore di non meglio precisate liberalizzazioni e privatizzazioni che nella loro indistinta forma rischiano di regalare ai privati – solo per fare cassa – consistenti patrimoni di esperienze e di strutture a discapito delle tasche dei cittadini. Recentemente, proprio a Bergamo, abbiamo organizzato un convegno internazionale con 12 Province e Lander europei e questa preoccupazione è emersa in maniera palpabile nelle diversificate realtà europee, registrandosi ancora una volta una forte distonia tra le indicazioni tecnocratiche degli eurocrati e la ben diversa situazione delle autonomie locali.
Nella prossima primavera quasi tutte le Province lombarde andranno alle elezioni. Possono presentarsi tutte agli elettori - al di là delle diverse formule politiche- con un soddisfacente bilancio di risultati e di operatività proprio sulle priorità del Paese, con progetti, opere e cantieri che puntano ad un futuro di sviluppo sostenibile capace di recuperare i ritardi accumulati. Ma quale credibilità potranno avere queste opere? Quali riforme potranno essere percepite se si continua a far credere che le Province sono inutili doppioni (di che?) e vanno abolite per ridurre gli sprechi (ma quali?).
Ma ancor più preoccupante è il deficit di democrazia che ancora una volta si tenta di comprimere, fingendo di ignorare che nessun federalismo, sia fiscale che istituzionale, è possibile senza un rilancio proprio delle Province, gli unici organismi di governo di area vasta che possano efficacemente operare nella programmazione territoriale di sistema.
Per le dimensioni dei territori - che certamente devono essere adeguati per popolazioni ed interessi diffusi - la Provincia è l’istituzione più adatta ad individuare in modo strategico gli obiettivi da perseguire e realizzare una politica che pensi al futuro, definendo una visione di prospettiva degli interessi del territorio per tutti i soggetti che vi operano, pubblici e privati, che possono essere protagonisti nella pianificazione e programmazione delle iniziative per le nuove generazioni.
E questo può avvenire nella democrazia, nella partecipazione, nel controllo popolare che sono un valore anche economico e di efficienza complessiva oltre che di libertà, non certo un fastidio, una paura, una condizione da comprimere. Perché poi dovremmo disperdere importanti esperienze amministrative, che nei Comuni e nelle Province, a diretto contatto con la gente e con le emergenze, hanno formato un personale politico di eccellente qualità, capace di vincere la crisi della politica, avvicinando le istituzioni alla gente.
Le proposte lombarde di federalismo fiscale, il nuovo Codice delle Autonomie, i Collegati alla manovra finanziaria del 2009, sono tutti argomenti finalmente all’ordine del giorno: rivendichiamo con chiarezza le nostre responsabilità affinché le Province lombarde possano essere riconosciute più forti e più autorevoli, valorizzando l’interesse pubblico, l’autogoverno e la concertazione per offrire ai nostri territori e alla nostra gente condizioni durevoli di sviluppo e di rafforzamento della democrazia.