Archivio Agenda Credits Siti utili Contatti Documenti News Guida UPL Chi Siamo Home
Resoconti sedute 26-27/11 Commissione Affari Costituzionali
Chiusa discussione generale su AS 3558 (dl 188 riordino Province)

Versione stampabile Versione Stampabile
Legislatura 16ª - 1ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 461 del 26/11/2012

AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)

LUNEDÌ 26 NOVEMBRE 2012

461ª Seduta

Presidenza del Presidente

VIZZINI

Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Malaschini.


La seduta inizia alle ore 15,35.


IN SEDE REFERENTE


(3558) Conversione in legge del decreto-legge 5 novembre 2012, n. 188, recante disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane

- e voto regionale n. 120 ad esso attinente

(Seguito dell'esame e rinvio)


Riprende l'esame, sospeso nella seduta del 21 novembre.

Ha inizio la discussione generale.

Il senatore VITALI (PD) ricorda che l'impostazione originaria del provvedimento, orientata a una soppressione dell'ente con accentramento nelle regioni delle funzioni non delegabili ai comuni o alle unioni di comuni, è stata corretta nel senso di un riordino delle province attraverso accorpamento e attribuzione di funzioni fondamentali, confermando il nuovo metodo di formazione degli organi con elezioni di secondo grado; l'intento è di assicurare una maggiore autorevolezza e rappresentatività alle province, nonché un ruolo di coordinamento degli interessi dei comuni compresi nella circoscrizione, e con una conseguente riduzione dei costi. Un ulteriore, rilevante risparmio sarà reso possibile mediante la riorganizzazione degli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato, da realizzare con equilibrio e senza pregiudicare i servizi essenziali, come la scuola, la sanità e la giustizia.

A suo avviso, il provvedimento - che auspica sia convertito in legge con le modifiche opportune - dovrebbe essere integrato con le disposizioni relative alle procedure per la formazione degli organi della provincia. In proposito, segnala l'opportunità di aumentare - rispetto a quello previsto - il numero dei consiglieri e dei componenti le giunte, in relazione alla consistenza demografica. Inoltre, ritiene opportuno consentire che le giunte e i consigli in carica maturino la durata naturale e che la questione del capoluogo sia rinviata alle disposizioni statutarie, da definire anche attraverso consultazioni popolari.

Quanto alle città metropolitane, giudica positivamente l'avvio del processo attuativo. Tuttavia, non condivide le modifiche che riguardano Roma Capitale, in base alle quali si prospetta la coesistenza di una città metropolitana e di un comune "capitale" che produrrebbe confusione sia nelle funzioni sia con riguardo alla legittimazione dei due sindaci, entrambi eletti direttamente dai cittadini.

La senatrice ADAMO (PD) sottolinea l'importanza del provvedimento che realizza il riordino delle province. A proposito delle città metropolitane, segnala l'anomalia di Milano e di Firenze che, in base al decreto-legge, accorperanno territori già appartenenti a province soppresse. Inoltre, ritiene che - rispetto a quanto previsto - un incremento del numero dei consiglieri, in relazione al numero di abitanti, debba essere disposto anche per le città metropolitane.

Invita il Governo a considerare l'opportunità di accogliere le istanze dei comuni che hanno avviato le procedure previste dall'articolo 133, primo comma, della Costituzione per essere compresi in una diversa circoscrizione provinciale; a tal fine si potrebbe attribuire al Governo il compito di definire i confini provinciali con successivo provvedimento.

Infine, ritiene che, nel passaggio al nuovo regime, sia preferibile conservare alle province l'esercizio delle funzioni già attribuite, salva la possibilità per le regioni di richiamarle qualora sia necessario.

Il senatore DIVINA (LNP) rileva che le disposizioni del decreto-legge sono prive del carattere dell'urgenza, visto che la loro applicazione è rinviata alla fine del 2013, e non producono alcun risparmio; anzi, la maggiore distanza fra i comuni e le città capoluogo di provincia determinerà un aggravio di costi diretti e indiretti. In proposito, segnala che il passaggio alle regioni del personale dipendente dalle province soppresse determinerà una revisione in aumento della loro retribuzione, con nuovi aggravi di spesa. Inoltre, a suo avviso, l'accorpamento delle province viola le disposizioni costituzionali che regolano la materia, nonché quelle che tutelano l'elettorato passivo, perché si stabilisce la decadenza immediata di organi legittimati da un voto popolare.

Il senatore BOSCETTO (PdL) ritiene che le argomentazioni del senatore Divina siano condivisibili e decisive per l'esito della conversione in legge. A suo avviso, lo scioglimento per decreto-legge dei consigli provinciali non trova rispondenza nel sistema giuridico e costituzionale. Altri dubbi riguardano la mancata consultazione dei consigli delle autonomie locali.

Più in generale, si chiede se le disposizioni del decreto-legge siano effettivamente utili e sottolinea la necessità di modifiche anche sui provvedimenti precedenti già convertiti in legge, per riconsiderare le regole per la composizione degli organi. A tale riguardo, condivide l'opportunità di incrementare il numero dei consiglieri rispetto a quanto previsto: infatti, è del tutto incongruo all'estensione del territorio e della popolazione che le province dovranno amministrare; esprime dubbi, infine, sull'opportunità di introdurre una elezione di secondo grado, emulando modelli propri di altri ordinamenti.

Il senatore SARRO (PdL) condivide i rilievi sulla possibile lesione del diritto di elettorato passivo. In proposito, ricorda che l'accettazione della carica di assessore in molti casi ha comportato la decadenza per incompatibilità da quella di consigliere. L'immediata decadenza delle giunte inciderebbe anche sul principio democratico della rappresentanza.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.


MARTEDÌ 27 NOVEMBRE 2012

462ª Seduta


Presidenza del Vice Presidente

BENEDETTI VALENTINI

Interviene il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione Patroni Griffi.

La seduta inizia alle ore 9,15.

Riprende l'esame, sospeso nella seduta del 26 novembre.

Il senatore PARDI (IdV) evidenzia l'incertezza e l'opinabilità dei criteri adottati sia in passato sia nel progetto di riordino in esame per definire i confini delle circoscrizioni provinciali. Essi coincidevano con i bacini idrografici, anche se, specialmente nelle aree montane, i fiumi hanno spesso rappresentato il centro - e non il margine - delle attività economiche; in altri casi, ragioni storiche e politiche hanno giustificato accorpamenti non sostenuti da motivi geografici.

Tuttavia, a suo avviso, la difficoltà maggiore deriva dalla previsione nella Costituzione delle città metropolitane. Il fondamento della loro istituzione dovrebbe essere rinvenuto in una obiettiva conurbazione, ma vi sono città - ad esempio Reggio Calabria - dove l'agglomerazione non sussiste. In altri casi, come ad esempio Firenze, il bacino ideale comprende anche le città di Prato e Pistoia, mentre dovrebbe essere esclusa la zona montuosa della provincia di Pistoia.

Tali considerazioni dovrebbero indurre il Governo a considerare con più attenzione i criteri per il riordino delle istituzioni territoriali, allo scopo di ridurre possibili danni derivanti da una organizzazione basata su criteri solo teorici.

Il presidente BENEDETTI VALENTINI (PdL) sottolinea le difficoltà emerse nell'esame del provvedimento, la cui conversione in legge appare incerta. Ribadisce la contrarietà al decentramento di funzioni legislative a favore delle Regioni, mentre conferma l'auspicio per un sensibile decentramento amministrativo. In ogni caso, è comprensibile che il Governo, vista l'impossibilità di realizzare una riforma costituzionale per configurare il nuovo assetto dell'ente intermedio, abbia assunto l'iniziativa per un riordino delle province. Vi è il rischio, tuttavia, che le disposizioni del decreto-legge provochino più problemi di quelli che vorrebbero risolvere. Nel caso in cui la Commissione decida di procedere alla conversione del decreto-legge, si augura che siano apportate le modifiche essenziali e opportune indicate nel dibattito.

Il senatore GIARETTA (PD) nota che il decreto-legge lascia insoddisfatti sia coloro che intendono mantenere l'attuale assetto delle province sia chi, come lui, pensava che si potesse realizzare una profonda revisione, attraverso la soppressione delle province e la loro trasformazione in enti intermedi funzionali al decentramento delle Regioni.

A suo avviso, le forze politiche, manifestando un istinto conservativo, non hanno cooperato per la realizzazione del disegno proposto dal Governo e hanno ostacolato l'iniziativa. A suo avviso, la decadenza del decreto-legge - insieme al rischio di fallimento nella revisione della legge elettorale - accentuerebbe nell'opinione pubblica la sfiducia rispetto alla capacità del Parlamento di completare le riforme necessarie.

Sottolinea il rilievo dell'istituzione delle città metropolitane, a suo avviso utili alla riorganizzazione degli enti e per una maggiore efficienza amministrativa; comunque si potrà verificare la persistente validità dei criteri per l'individuazione delle città metropolitane, recependo le istanze che provengono dal territorio. È il caso di Venezia, alla quale, a suo avviso, potrebbero essere opportunamente collegate anche le aree di Padova e Treviso.

Il senatore MANTICA (PdL) sottolinea la necessità di considerare, nel riordino delle province, anche l'assetto economico e industriale, in aggiunta ai criteri della popolazione e dell'estensione territoriale. In proposito, ricorda la condizione della provincia di Monza e Brianza, il cui contesto produttivo è omogeneo piuttosto alle altre province della Brianza che non a quello di Milano; analoghe considerazioni possono svolgersi per la città metropolitana di Firenze.

Per quanto riguarda le città metropolitane, esse dovrebbero essere individuate in base a criteri fisici oggettivi: l'inclusione di Reggio Calabria e di Venezia nell'elenco, a suo avviso, appare discutibile. In proposito, auspica una verifica, anche attraverso la consultazione delle popolazioni interessate, in modo da prevenire il rischio di una futura ingovernabilità delle città metropolitane.

La senatrice BIANCHI (PdL) ritiene che il provvedimento non debba essere convertito in legge e che la materia debba essere affidata a un disegno di legge ordinaria più organico, che tenga conto delle reali esigenze del territorio. Vi è il rischio che, per fronteggiare l'ondata populista, si affronti la questione delle province sulla base di criteri arbitrari, come quelli della popolazione e dell'estensione geografica. Inoltre, il decreto-legge non produce alcun risparmio reale e non presenta il carattere dell'urgenza: le sue disposizioni possono determinare confusione nei territori e avere gravi conseguenze sotto il profilo dell'occupazione.

Ricorda la condizione della provincia di Crotone, inopinatamente soppressa senza tener conto delle condizioni di precarietà delle vie di comunicazione e della concentrazione della criminalità organizzata. Tale scelta rischia di far venire meno i presìdi essenziali per l'erogazione dei servizi e per la risposta ai fenomeni delittuosi. Inoltre, osserva che il mantenimento delle province di Belluno e Sondrio, in considerazione dell'insufficienza della rete viaria, denota un'inaccettabile disparità di trattamento rispetto alla soppressione della provincia di Crotone.

Il senatore Mauro Maria MARINO (PD) si rammarica che il Governo non abbia tenuto conto adeguatamente del lavoro compiuto dalla Commissione affari costituzionali sulla Carta delle autonomie, elaborata con ampio consenso delle forze politiche e con approccio organico. Le disposizioni in esame, a suo avviso, non sono soddisfacenti, né tengono conto dell'impugnazione davanti alla Corte costituzionale dell'articolo 23 del decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto "salva Italia"), il quale ha ingenerato il processo di riordino delle province.

Del resto, il taglio delle risorse destinate alle province, in misura non proporzionale a quello operato nei confronti dei comuni, vista la diversa consistenza della massa finanziaria, determinerà il fatale dissesto delle amministrazioni provinciali e il loro commissariamento. Anche se tale questione potrà essere affrontata in sede di esame del disegno di legge di stabilità, pur tuttavia evidenzia, fin d'ora, il rilievo critico della definizione delle funzioni delle province.

Si sofferma, quindi, sulla prevista decadenza delle giunte: in una fase critica per la gestione dei bilanci come quella attuale, a suo avviso sarebbe stata preferibile una riduzione dei componenti delle giunte. Inoltre, la tempistica per la formazione, con elezioni di secondo grado, degli organi provinciali non tiene conto della circostanza che nella primavera del 2014 un consistente numero di amministrazioni comunali dovrà essere rinnovato.

Infine, nota che le disposizioni in materia di riorganizzazione degli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato hanno una portata meno innovativa rispetto a quelle ipotizzate in sede di elaborazione della Carta delle autonomie.

Conclude, sottolineando la mancanza di una visione di insieme delle disposizioni: un riordino effettivo dovrebbe tenere conto dell'architettura complessiva degli enti locali.

Il senatore VIESPOLI (CN:GS-SI-PID-IB-FI) ricorda i passaggi fondamentali dell'evoluzione legislativa, che infine si è orientata nel senso di un riordino delle province, basato anche sulla consultazione dei comuni e delle Regioni, che sono le prime interessate alla programmazione del territorio. Tenendo conto delle indicazioni provenienti dal Parlamento, il Governo ha assunto l'iniziativa: il decreto-legge in esame, come è stato sottolineato dal ministro Patroni Griffi, nella sostanza rappresenta una attuazione di disposizioni già approvate dal legislatore.

Pur essendo condizionato anch'egli dalle pressioni provenienti dal territorio, dirette a tutelare gli interessi locali, si dice convinto della necessità di affrontare la questione dimensionale sia sul versante delle istituzioni, sia sul versante del sistema produttivo. Entrambe devono crescere per raggiungere una dimensione competitiva. In questo senso l'accorpamento delle province va nella direzione giusta, in quanto individua un organismo di area vasta.

A suo giudizio, se si condivide il criterio della quantità di popolazione, occorre applicare lo stesso parametro nella individuazione dei capoluoghi delle province. Infatti, anche quando ciò comporta il trasferimento del capoluogo nella città della provincia aggregata, ciò avrebbe il significato di riequilibrare la preponderanza, anche politica, della provincia aggregante.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Il relatore SALTAMARTINI (PdL), anche a nome dell'altro relatore Bianco, si riserva di promuovere un incontro con i rappresentanti dei Gruppi parlamentari, alla presenza del Governo, dopo lo svolgimento delle audizioni programmate per la giornata di giovedì 29 novembre, al fine di raggiungere una intesa su possibili modifiche, che garantisca - com'è nell'auspicio dei relatori - una proficua conclusione dell'esame.

Il ministro PATRONI GRIFFI, a nome del Governo, nel ribadire la disponibilità a considerare le proposte di modifica che saranno presentate, si riserva di replicare nelle fasi successive dell'iter.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 10,40.


Milano, 30 novembre 2012